L’Islam

Nel VI secolo, la Penisola arabica era abitata, nelle sue aree centrali e settentrionali, da tribù nomadi indipendenti mentre in quelle meridionali erano attive culture sedentarie dedite al commercio. I beduini, abitanti della steppe arabe, erano invece dediti al piccolo e grande nomadismo a causa del loro speciale modo di sussistenza che si basava strettamente sull’allevamento e sulla razzia ai danni di altri gruppi, nomadi e non, e delle carovane dei mercanti. Gli Arabi erano in massima parte politeisti e la Ka’ba di Mecca, nella regione del Hijāz, era un santuario (bayt) cui giungevano annualmente pellegrini provenienti da tutta la Penisola araba, per motivi principalmente religiosi ma anche commerciali, favoriti come essi erano dalla tregua che caratterizzava il hajj preislamico. 

All’inizio del VII secoloMaometto riuscì a fare degli arabi una nazione, fondando uno Stato teocratico. I successori politici di Maometto, i califfi, avviarono una rapida espansione territoriale, che seppe sfruttare le debolezze dell’Impero bizantino e di quello persiano sasanide, indeboliti dal conflitto sopraccitato, che sottovalutarono i beduini. Nel 637veniva conquistata SeleuciaCtesifonte, capitale dell’Impero persiano. All’Impero bizantino vennero strappate Siria (637), EgittoCirenaica eTripolitania (642645).

Per un trentennio il califfato fu elettivo, prima di diventare ereditario con la dinastia degli Omayyadi che trasferirono nel 661 la capitale da Medina a Damasco. Durante l’epoca omayyade continuarono le conquiste: intorno al 670 gli Arabi conquistarono l’Ifriqiya, ossia l’antica provincia romana dell’Africa proconsularis. Nel 710/711, dopo aver concluso la conquista del Maghreb, un corpo di spedizione arabo-berbero guidato da Tariq ibn Ziyad, governatore di Tangeri, superò il breve braccio di mare che divide l’Africa e la Penisola iberica. Il regno visigoto, che all’epoca occupava la penisola e parte della odierna Francia meridionale, fu nel giro di pochi mesi travolto dagli invasori musulmani. La Penisola iberica divenne una provincia del califfato e fu chiamata al-Andalus. Mentre gli Arabi organizzavano questo loro dominio occidentale, i cristiani, per conto loro, diedero vita a nuovi organismi politico-statuali; il maggiore, e più importante storicamente, fu il Regno delle Asturie, poi diventato asturleonese.

Nel 717, sul fronte orientale, i musulmani avevano posto l’assedio a Costantinopoli, ma la distruzione della flotta araba grazie al “fuoco greco” impedì temporaneamente l’espansione verso la Penisola balcanica. L’importante vittoria di Leone III Isaurico venne ridimensionata in Occidente nella storiografia successiva, perché l’imperatore era considerato un eretico iconoclasta: il mito di aver fermato gli arabi venne tributato invece a un fatto secondario, la battaglia di Poitiers. Gli Omayyadi avevano trasformato i territori conquistati in un impero ereditario, con un’amministrazione fiscale sempre più preoccupata a drenare risorse per forze armate destinate a diventare pletoriche. Tutti i 90 anni circa omayyadi furono squassati da continue rivolte alidi (solo dal II secolo si potrà parlare di Sciismo) e kharigite.

Gli Abbasidi, parte importante del movimento alide, sconfissero l’ultimo califfo omayyade nel 750. Il potere passò così nelle mani di una nuova aristocrazia aperta alle influenze culturali persiane, con lo spostamento della capitale, e del baricentro dell’impero, da Damasco a Baghdad. Nella vastissima dominazione abbaside si svilupparono col tempo autonomie regionali molto forti, ricordati semplicemente col termine di emirati.

  • Uno dei primi emirati a nascere fu quello di al-Andalus nella Penisola iberica, con capitale Cordova, fondato da un membro della casa omayyade sfuggito alle stragi perpetrate dagli Abbasidi contro la famiglia califfale sconfitta. L’emirato riuscì a imporre la propria egemonia su buona parte della Penisola, tanto che nel 929 ʿAbd al-Raḥmān III assunse il titolo di califfo.
  • Un altro importante emirato fu quello dell’Ifriqiya, concesso ereditariamente dal califfato all’Emiro Ibrahim ibn al-Aghlab (da cui il nome della dinastia degli Aghlabidi), con centro a Qayrawan in Tunisia. Qui si affermò nel 909 la dinastia dei Fatimidi, che occuparono nel 969 l’Egitto e assunsero il titolo di Imam, confermando la crisi del potere abbaside e quindi l’ormai avvenuta frammentazione della Umma islamica.

In seguito vedi:

Storia dei popoli islamici

In seguito irrompono sulla scena del Vicino Oriente Turchi e Mongoli.

I Turchi, ancora fortemente impregnati di nomadismo, sciamano in direzione della Mesopotamia e dell’Anatolia al seguito dei Selgiuchidi, che nel 1055 entrano con il loro Sultano Alp Arslan a Baghdad, sbarazzandosi degli sciiti Buwayhidi e sostituendosi a loro, come sunniti, nella tutela del Califfo. Si costituisce la dinastia dei Grandi Selgiuchidi, con capitale a Isfahan, in Persia.

Altri Selgiuchidi penetrano in Anatolia andando a costituire il sultanato di Rum, con capitale a Iconio (attuale Konya), e il Sultanato danishmendide.

Nella Siria-Palestina – dove si confrontano Fatimidi, Selgiuchidi, dinastie locali più o meno rinomadizzatesi e Hamdanidi – sorge l’astro militare e politico del turco Norandino (Nur al-Din), figlio di Zangi e nipote di Aq Sunkur al-Hajib, governatori per conto dei Selgiuchidi di Aleppo. Egli riesce in parte a unificare il paese nel quale, alla fine dell’XI secolo, erano piombati nel quasi disinteresse generale dei Selgiuchidi, i Crociati cristiani. Essi costituirono quattro entità politiche e militari a Edessa, Antiochia, Gerusalemme e Tripoli.

Agli ordini di Norandino combatte Saladino (Salah al-Din) che, alla morte del suo comandante, prende in mano le redini della situazione e riconquista Gerusalemme, resistendo anche all’ultimo importante sforzo cristiano della Terza Crociata. Con lui s’inaugura la dinastia degli Ayyubidi che – essendosi di già Saladino impadronito del moribondo Imamato fatimide – governa sull’Egitto e la Siria, con l’eccezione delle residue sacche di resistenza crociate, abbattute definitivamente solo sotto la successiva dinastia musulmana che governerà le medesime contrade: i Mamelucchi.

Mamelucchi (schiavi specializzati al mestiere delle armi) succederanno ai loro padroni quasi senza colpo ferire quando l’ultimo sultano ayyubide, al-al-Ṣāliḥ Ayyūb – morirà senza eredi maschi. Sposandone la vedova, Shajar al-durr, il primo Sultano mamelucco garantirà una continuità all’entità politica progettata da Norandino e realizzata da Saladino, abbattuta solo nel 1517 dal sultano ottomano Selim II.

Tra il 1251 ed il 1300 i Mongoli arrivano ad ondate sui territori dell’Impero arabo. Gengis Khan invade l’Iran, spazzando via le effimere dinastie locali, e nel 1258 il suo discendente Hulegu entra a Baghdad, mettendo fine nel sangue al califfato abbaside, anche se le sue armate (sia pur molto ridotte per il ritorno in patria di Hulegu), sono sconfitte nel 1260 dai Mamelucchi nella battaglia di ʿAyn Jālūt dal genio militare di Baybars.

Mentre una parte dell’Orda piegherà verso le steppe russe, contribuendo indirettamente alla nascita della Russia, una parte si ferma in Iran, dando vita alla dinastia ilkhanide.

Dove il Khan si era fermato arriverà nel XV secolo Tamerlano, che sconfiggerà i Turchi ottomani nella Battaglia di Ankara. Dopo le invasioni mongole, arrestate dai Mamelucchi, nella Mezzaluna Fertile risorgono reami effimeri mentre i Mongoli abbracciano con lenta progressione l’Islam.

L’unica regione dell’antico Impero islamico al riparo dai conflitti è l’Arabia, dove nell’entroterra si è tornati al nomadismo, mentre sulle coste dinastie locali gestiscono il traffico dei pellegrini verso La Mecca e Medina, uniche due città per cui l’Arabia è ancora frequentata.

Dopo il 1256, finiti sia il califfato di Cordova sia quello di Baghdad, uno scampolo puramente fittizio e totalmente di facciata è quello abbaside ospitato al Cairo dai Mamelucchi, che così cercano di trarne legittimazione.

 

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